L'ikebana è l'arte di disporre i fiori. Non si limita semplicemente a mettere dei fiori in un vaso, come si potrebbe supporre, ma vuole sviluppare una vicinanza tra la natura e l'umanità. Come ogni altra arte, ci sono regole da seguire, ma il fatto di usare "materiali" vivi - rami, foglie, erba e fiori - la pone su un differente piano. L'ikebana ha un cuore, che le deriva dalla bellezza di combinare colori e forme naturali in gentili armonie.
Il popolo giapponese ha sempre sentito un forte legame di intimità con la natura che lo circonda. Anche ai giorni nostri, in mezzo a sterminati conglomerati di asfalto e cemento c'è un tangibile desiderio di avere almeno un po' di natura accanto. A parte i numerosi parchi - che fanno completamente dimenticare di essere in una enorme città -, le stesse case private, coi loro minuscoli ma curatissimi giardini contribuiscono a rafforzare questo legame. Perfino nei taxi (l'ho visto di persona) c'è un po' di natura: molto spesso, in un angolino vicino al parabrezza, c'è un vaso con almeno un paio di fiori.
In linea di massima, l'ikebana non aspira a portare in casa un ben definito pezzo di natura, ma invece prospetta l'insieme della natura stessa, creando un legame tra gli spazi interni della casa e l'esterno.

E' una delle arti che più affondano le radici nella storia giapponese, essendo praticata da più di 600 anni. E' un'evoluzione del rituale buddhista di offrire fiori agli spiriti dei morti, ma verso la metà del 15° secolo ottenne lo status di arte, indipendentemente dalle sue origini. I primi insegnanti erano preti, e i loro allievi membri della nobiltà. Comunque, col passare degli anni, differenti scuole di ikebana sorsero nel paese, e i suoi praticanti sempre di più provenivano da tutti i livelli della società.
Come detto prima, l'origine di quest'arte è religiosa. Mentre in India - patria del buddhismo - i fiori erano posti molto informalmente sugli altari (e qualche volta, si usavano solo i petali), in Giappone si sono sempre usate tutte le parti del fiore. Un'altra importante differenza si ebbe a partire dal 10° secolo, quando i giapponesi presentavano le loro offerte dentro ai vasi. La disposizione delle offerte era responsabilità dei preti del tempio, ecco perchè la più antica scuola di ikebana è stata fondata proprio da uno di questi preti: nello specifico, del Tempio Rokkakudo, a Kyoto. Siccome egli viveva in prossimità di un lago (in giapponese, ikenobo), questa parola divenne sinonimo dei religiosi specializzati nel disporre le offerte negli altari.
Gli stili e i modelli di ikebana si evolvero fino al 15° secolo, quando, se da un lato potevano essere apprezzati anche dalla gente comune, non erano però sufficientemente "sofisticati" per la famiglia imperiale e la corte. Cominciò in tal modo l'evoluzione di quest'arte verso forme e regole fisse. Tra parentesi: sebbene si possa pensare che fosse un'arte tipicamente femminile, anche i samurai più feroci la praticavano! Allo stesso tempo, i maestri di quest'arte divennero membri molto importanti della società, avendo come mecenati la Corte Imperiale, ricchi mercanti e nobili samurai.
Col passare del tempo l'ikebana divenne una componente essenziale dei festival tradizionali, dando luogo anche a mostre periodiche. Come detto prima, si dovevano seguire regole ben precise, combinando specifici materiali in certi modi. Ad esempio, uno alto stelo centrale doveva essere accompagnato da 2 più piccoli, ai lati. La composizione stava a significare il paradiso (o il cielo), l'uomo e la terra.

Il numero delle scuole per imparare l'ikebana crebbe notevolmente, dando vita a tutta una serie di stili diversi. La prima scuola a nascere, Ikenobo, piegava gli steli delle piante verso il basso, usando un komi (ramoscello biforcuto) per non farli rialzare. I seguaci della Koryu, invece, piazzavano i komi con un certo angolo, tagliavano la fine degli steli secondo una certa pendenza, puntellandoli contro le pareti del recipiente. Addirittura la scuola Enshu esigeva di piegare esageratamente i rami tagliandone piccole sezioni, nelle quali dovevano essere inseriti piccoli cunei atti a dare la giusta piegatura.
Una "rivoluzione" nell'ikebana sopraggiunse al volgere del 20° secolo. Unshin Ohara, un professore di Kobe della scuola Ikenobo, invento un nuovo stile che prevedeva l'utilizzo di un basso recipiente e gambi di piante fiorite provenienti dall'Occidente. Chiese l'approvazione di questo suo stile alla sua scuola, ma gli venne rifiutato. Il suo lavoro fu però così grandemente apprezzato che gli venne permesso di insegnare il suo nuovo stile, sempre che avesse trovato "scolari" (era sottinteso che gli alti papaveri dubitavano molto della diffusione di questo stile). Così non fu, perchè già nel 1915 diverse scuole in tutto il Giappone insegnavano, tra gli altri, anche lo stile di Ohara.

E proprio la Scuola Ohara, assieme alla Ikenobo e Sogetsu, "dominano" la scena dell'ikebana in Giappone, sebbene più di 2000 scuole diverse siano iscritte nell'albo tenuto dal Ministero dell'Educazione.
