Le origini dell'origami (da ori, piega e kami, carta) rimangono tutt'ora nebulose. Tra le varie ipotesi, quella più accreditata fa affondare le radici agli inizi dell'era Heian (714-1185), quando la tecnica di fabbricazione della carta, al pari delle prime tecniche di piegatura, fu introdotta dalla Cina da monaci buddhisti. Dapprima la materia prima era rara, quindi molto costosa: il suo uso era riservato alle classi più facoltose, specie nelle cerimonie religiose (il legame tra origami e religione è chiarito da questa semplice constatazione: la parola kami viene usata anche per indicare gli spiriti/dei).

Dai templi, ben presto l'origami raggiunse anche la corte imperiale: nobili e supplici cominciarono a presentare all'Imperatore le loro richieste su fogli di carta accuratamente piegati. Biglietti a forma di farfalla, gru, fiore o seguendo forme astratte erano inviati agli amici per augurare loro ogni bene, alla persona amata per esprimere più attenzione, amore e dedizione di quanto si potesse fare con le parole.


Questo aspetto elitario cambiò all'inizio del Periodo Edo (1600-1868), quando lo sviluppo di tecniche di produzione di massa della carta fecero crollare drasticamente il suo prezzo, favorendone la diffusione e quindi facendo interessare anche il popolino all'origami. Fu grazie a questo ampliamento del numero di persone che si cimentava in questa attività che l'origami potè assurgere al rango di vera e propria arte.

Fino al Periodo Edo le diverse tecniche di origami venivano tramandate in via orale; il primo libro fu pubblicato solo nel 1797, intitolato Senbazuru Orikata (Come piegare 1000 gru). Questa mancanza di istruzioni scritte fece così in modo di tramandare alle generazioni successive solo i modelli più semplici. Un altro testo molto importante fu Kan no mado (Finestra sul cuore dell'inverno, pubblicato nel 1845), una esaustiva raccolta di figure tradizionali giapponesi. Il nome origami è invece molto più giovane dell'arte che rappresenta: solo nel 1880 fu coniata questa parola, mentre prima si unisava il termine orikata.

Dopo la seconda metà del 19 secolo il Giappone si aprì all'Occidente, facendo conoscere, tra le varie cose, anche questo aspetto della sua affascinante cultura. Per l'Europa non fu una completa sorpresa, però. In Spagna si praticava già un'arte chiamata pajarita, ma a parte rare eccezioni le piegature erano fatte su tessuto (probabilmente perchè la carta era un materiale raro). Era molto diffusa anche l'arte di ornare la tavola con salviette piegate a forma di figure fantastiche. Queste attività non erano contemplate dai Mori, i discendenti degli arabi scopritori della tecnica di fabbricazione della carta. Essendo di stretta fede mussulmana non potevano creare figure che rappresentassero il mondo reale.


La nascita del moderno origami va attribuita al maestro Akira Yoshizawa, attraverso la sua infaticabile opera cominciata negli anni 30 del ventesimo secolo. Sviluppò un tipo di origami "creativo", svincolato dalla tradizione che imponeva la ripetizione delle stesse forme. Come se non bastasse inventò l'origami "modulare", che consiste di assemblare singoli modelli per formarne uno più grande e complesso. Egli, assieme all'americano Sam Randlett, è anche l'inventore del sistema di linee e frecce usate nelle istruzioni per piegare i fogli di carta. La sua straordinaria opera fu fatta conoscere anche all'estero e dopo diverse mostre di suoi lavori negli anni 50, dal 1965 in poi l'Occidente conobbe un numero sempre crescente di praticanti questa arte.

La sua importanza si estende anche allo sviluppo della "piegatura bagnata", cioè dare forme tridimensionali e aggraziate curve a fogli di carta umidi. Sua è pure la laminazione di due strati fatti a mano di fogli di carta di gelso al fine di ottenere IL foglio di carta perfetto da piegare.