La storia del Giappone è per buona parte costellata da guerre, lunghe o corte che fossero. Nel corso dei secoli, possidenti terrieri, guerrieri o esponenti del clero combatterono per il controllo delle regioni in cui veniva prodotto il riso: chi se ne fosse impadronito avrebbe avuto ovviamente via libera per il dominio sull'intera nazione.
Bisogna andare molto indietro nel tempo per trovare l'origine di queste costruzioni. La parola castello compare infatti nel 720 d.C. nella Nihon shoki, la storia giapponese. C'é però tutt'ora una diatriba in atto tra gli storici per capire chi ha effettivamente cominciato per primo a costruire fortificazioni.
I castelli erano originariamente così primitivi sia per una questione di arretratezza tecnologica (come vedremo, presto superata), ma anche per una ragione quanto mai pratica: a quel tempo gli scontri armati erano per la stragrande maggioranza dei casi "semplici" lotte corpo a corpo tra samurai. Gli assedi ai castelli erano rarissimi, quindi non c'era bisogno né di castelli imponenti, né addirittura di castelli permamenti! Infatti le fortificazioni esterne venivano costruite solo nell'imminenza della guerra (proprio tutto il contrario che da noi in Europa). Questo, come detto prima, non valeva per i castelli del Kyushu, permanenti e ben costruiti per far fronte alle continue scorrerie dei coreani e dei cinesi.
Con l'aumento della frequenza e dell'intensità delle guerre, nel periodo
Sengoku Jidai (l'Era del Paese in Guerra, 1490-1600) si costruirono castelli molto più solidi, usando tecniche occidentali importate attraverso i missionari gesuiti portoghesi. Fecero così la loro comparsa gli:
- hirajiro (castelli della pianura): costruiti tra la fine del Sengoku Jidai e l'inizio del Periodo Edo e situati principalmente nel bel mezzo della pianura - da qui il nome - per facilitare le comunicazioni e il governo. Dal momento che non disponevano di alcuna difesa naturale, i fossati e le mura erano molto rafforzati rispetto agli altri tipi di castelli. Il più grave svantaggio era la loro suscettibilità alle inondazioni.
- hirayamajiro (castelli dell'altopiano): come dice il nome, erano costruiti su basse montagne o su colline, alle cui spalle si apriva la pianura. Questa collocazione, se da un lato favoriva le comunicazioni, dall'altro restringeva il campo di visione e poneva il castello in potenziale pericolo. Perciò queste costruzioni videro un grande sviluppo di fossati, mura e altre opere difensive.
- yamajiro (castelli delle montagne): usati per la maggior parte solo in caso di guerra, data la loro posizione favorevole non disponevano di imponenti fortificazioni. Il daymio, eccettuate le campagne militari, viveva in una residenza fortificata posta in pianura. Piacevole "effetto collaterale" era la migliore resistenza ai terremoti, dovuta proprio alla loro collocazione montana.
Dove possibile, difese naturali quali fiumi, laghi, colline e dirupi o il mare venivano sfruttate per accrescere le difese esterne del castello. Queste erano "semplicemente" una serie concentrica di fossati (gli hori: l'efficacia non dipendeva dalla profondità dell'acqua, tanto è vero che in alcuni casi erano secchi - i cosiddetti karabori. Ma quelli riempiti d'acqua non favorivano di certo la scalata delle mura, che sarebbe dovuta partire direttamente sopra il liquido, complicando la vita agli assalitori), intervallati da grosse e alte mura (al riparo dietro di esse, i difensori scagliavano frecce o colpi di fucile contro gli attaccanti attraverso le sama, ovvero speciali feritoie; le sama rettangolari erano per gli archi, mentre quelle triangolari o circolari erano usate per le armi da fuoco). Al centro vi era l'honmaru (ovvero dire, l'area circondata dal fossato più interno, appunto), al cui interno si trovava la tenshu (una grande torre), costruita sopra una piattaforma di terra compressa, rivestita di massi.
Coloro che nonostante tutto volevano assalire un castello, dovevano confrontarsi con un gran numero di ostacoli. Stanze speciali (ishiotoshi) erano costruite in modo da poter far cadere dai bastioni difensivi acqua bollente e sassi. In molti castelli, inoltre, i cortili interni e gli edifici erano costruiti in modo da confondere i soldati nemici, qualora fossero riusciti a penetrare attraverso il mon (cancello). Stretti corridoi e bruschi cambi di direzione li portavano verso delle vere e proprie imboscate, in luoghi difficilmente difendibili perchè dominati dalle torri di guardia ancora in mano ai difensori.
Proprio perchè naturale via d'accesso, il cancello era particolarmente fortificato. Otemon indicava il cancello principale, che conduceva - come detto prima - a percorsi zigzaganti verso il centro del castello. O più sicuramente verso una rapida quanto dolorosa dipartita da questa valle di lacrime. ^_^ C'era anche un cancello "di servizio", chiamato karamete, usato di solito per portare i prigionieri al dongione, ma utilizzato all'occorrenza come discreta via di fuga.
Come se tutto questo non bastasse, anche i "semplici" magazzini di armi e cibo venivano usati come roccaforti difensive. Le yagura erano piazzate in punti strategici, così da coadiuvare le altri torri difensive, oltre ad assolvere l'originaria funzione: quella di deposito, appunto.
Naturalmente tutte le opere di difesa possibili e immaginabili non servivano a nulla senza una guida intelligente e scaltra. Ad esempio, nel secolo 14° Kusunoki Masashige doveva difendere il castello Chihaya contro un gran numero di samurai Hojo. Per ingannarli, pose numerosi fantocci, grandi come veri soldati e abbigliati come tali, dietro i ripari vicini alle mura del castello. All'alba, gli assalitori li videro e credettero in una fuga: cominciò così un furioso quanto confusionario attacco, terminato quando gli arcieri dei veri difensori li bersagliarono con una precisa gragnuola di frecce, che lasciò sul campo 800 nemici, tra i morti e feriti.
Come scritto prima, nel centro del castello sorgeva la torre principale, costruita da numerosi piani, di dimensioni via via calanti, dotati di curvi tetti e frontoni. Era il naturale punto di coordinamento del castello, data la sua altezza: quando Toyotomi Hideyoshi costruì Osakajo (il Castello di Osaka), questo era dotato di una torre principale di oltre 80 metri d'altezza, dai vivaci colori blu e oro.
Piuttosto ironicamente fu proprio ad opera di Hideyoshi, uno dei più grandi costruttori, che iniziò la distruzione di molti castelli. Con l'aumento del suo potere - e con l'aumentata voglia di mantenerlo! - egli inviò in tutto il Giappone gli shiro wari bugyo, "delegati alla distruzione dei castelli", per radere al suolo le fortificazioni dei daymio sconfitti. Questa politica fu così fruttuosa che continuò anche con lo shogunato dei Tokugawa, che emanò una legge per la quale i signori feudali potevano mantenere in piedi un solo castello; gli altri andavano demoliti.
Moltissimi dei castelli che si possono visitare oggni sono stati ricostruiti per tutta una serie di ragioni (incendi, danni provocati dalla 2° Guerra Mondiale...), ma ce ne sono ancora alcuni che conservano il loro stato originario, come lo Shirasagi-jo (Castello della gru bianca), costruito a Himeji da Toyotomi Hideyoshi.
Un po' di foto, adesso. Partendo da sinistra, il Castello Kumamoto, dell'omonima città nel Kyushu; il Castello Kochi, nell'Honshu Occidentale; il Castello Matsumoto, nell'Honshu Settentrionale e infine il sopra citato Castello della gru bianca, ovvero il Shirasagi-jo.